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Capitolo 36
36.Kapitel

Finalmente Pinocchio cessa d’essere un burattino e diventa un ragazzo.
Schließlich hört Pinocchio auf, eine Marionette zu sein und wird ein Junge

Mentre Pinocchio nuotava alla svelta per raggiungere la spiaggia, si accorse che il suo babbo, il quale gli stava a cavalluccio sulle spalle e aveva le gambe mezze nell’acqua, tremava fitto fitto, come se al pover’uomo gli battesse la febbre terzana.

Tremava di freddo o di paura? Chi lo sa? Forse un po’ dell’uno e un po’ dell’altro. Ma Pinocchio, credendo che quel tremito fosse di paura, gli disse per confortarlo:
— Coraggio babbo! Fra pochi minuti arriveremo a terra e saremo salvi.
— Ma dov’è questa spiaggia benedetta? — domandò il vecchietto diventando sempre più inquieto, e appuntando gli occhi, come fanno i sarti quando infilano l’ago. — Eccomi qui, che guardo da tutte le parti, e non vedo altro che cielo e mare.
— Ma io vedo anche la spiaggia, — disse il burattino. — Per vostra regola io sono come i gatti: ci vedo meglio di notte che di giorno.
Während Pinocchio behende dahinschwamm, bemerkte er, dass sein Papa, der huckepack auf seinem Rücken saß mit den Beinen halb im Wasser, heftig zitterte, wie wenn er vom Dreitagefieber ergriffen wäre.

Zitterte aus Kälte oder aus Angst? Wer weiß das? Vielleicht ein bisschen wegem dem einen und dem anderen. Pinocchio aber, der glaubte, dass er aus Angst zittere, sagte um ihn zu beruhigen:

"Nur Mut Papa! In wenigen Minuten haben wir das Land erreicht und sind in Sicherheit.!
"Aber wo ist dieser gelobte Strand", fragte der Alte, der immer unruhiger wurde und kniff die Augen zusammen, wie es die Schneider tun, wenn sie einen Faden einfädeln. "Ich schaue in alle Richtungen, aber ich sehe nur Himmel und Meer."

"Aber ich sehe auch den Strand", sagte die Marionette. "Zu deiner Information: Ich bin wie die Katzen, ich sehe nachts besser als tagsüber."

Il povero Pinocchio faceva finta di essere di buonumore: ma invece… Invece cominciava a scoraggiarsi: le forze gli scemavano, il suo respiro diventava grosso e affannoso… insomma non ne poteva più, la spiaggia era sempre lontana.
Nuotò finché ebbe fiato: poi si voltò col capo verso Geppetto, e disse con parole interrotte:
— Babbo mio, aiutatemi… perché io muoio! E il padre e il figliuolo erano oramai sul punto di affogare, quando udirono una voce di chitarra scordata che disse:
— Chi è che muore?
— Sono io e il mio povero babbo!…
— Questa voce la riconosco! Tu sei Pinocchio!…
— Preciso: e tu?
— Io sono il Tonno, il tuo compagno di prigionia in corpo al Pesce-cane.
— E come hai fatto a scappare?
— Ho imitato il tuo esempio. Tu sei quello che mi hai insegnato la strada, e dopo te, sono fuggito anch’io.

Der arme Pinocchio tat so, als ob er gute Laune hätte, aber stattdessen...Stattdessen verließ ihn der Mut, die Kräfte verließen ihn, sein Atem wurde schwer und mühsam. Kurz, er konnte nicht mehr und der Strand war noch weit entfernt.

Er schwamm, solange er Atem hatte. Dann drehte er sich mit dem Kopf zu Geppetto und sagte stotternd:

"Papa, hilf mir...denn ich sterbe! Vater und Sohn waren im Begriff zu ertrinken, als sie eine Stimme hörten, die wie eine verstimmte Gitarre klang. Diese sagte:

"Wer stirbt da?"

"Ich und mein armer Vater!"
"Diese Stimme kenne ich, du bist Pinocchio!"
"Genau. Und du?"
"Ich bin der Thunfisch, der Gefängnisgenosse im Leib des Hais."
"Und wie bist entkommen?"

"Ich bin deinem Beispiel gefolgt. Du bist es, der mir den Weg gewiesen hat und nach dir, bin auch ich geflüchtet."


— Tonno mio, tu càpiti proprio a tempo! Ti prego per l’amor che porti ai Tonnini tuoi figliuoli: aiutaci, o siamo perduti.
— Volentieri e con tutto il cuore. Attaccatevi tutt’e due alla mia coda, e lasciatevi guidare. In quattro minuti vi condurrò alla riva.
Geppetto e Pinocchio, come potete immaginarvelo accettarono subito l’invito: ma invece di attaccarsi alla coda, giudicarono più comodo di mettersi addirittura a sedere sulla groppa del Tonno.
— Siamo troppo pesi?… — gli domandò Pinocchio.
— Pesi? Neanche per ombra; mi par di avere addosso due gusci di conchiglia, — rispose il Tonno, il quale era di una corporatura così grossa e robusta, da parere un vitello di due anni.
Giunti alla riva, Pinocchio saltò a terra il primo, per aiutare il suo babbo a fare altrettanto; poi si voltò al Tonno, e con voce commossa gli disse:
"Oh Thunfisch, du kommst gerade zur rechten Zeit! Ich bitte dich bei der liebe die du für deine kleinen Thunfische empfindest: Helf uns oder wir sind verloren."

"Aber gerne doch und aus ganzem Herzen. Klammert euch alle zwei an meinen Schwanz und lasst euch führen. In vier Minuten bringe ich euch zum Strand."

"Geppetto und Pinocchio nahmen das Angebot, wie ihr euch vorstellen könnt, sofort an. Doch anstatt sich an den Schwanz zu klammern, erschien es ihnen angenehmer sich gleich auf den Rücken des Thunfisches zu setzen."

"Sind wir zu schwer?", fragte ihn Pinocchio.
"Zu schwer? Nicht ein Schatten davon. Ich fühle mich, als ob zwei Muschelschalen auf einem Rücken wären", antwortete der Thunfisch, der die Statur eines zweijährigen Kalbes hatte.

Nachdem sie die Küste erreicht hatten, sprang Pinocchio hinunter um seinen Vater zu helfen, das gleiche zu tun. Dann wandte er sich dem Thunfisch zu und sagte zu ihm.

— Amico mio, tu hai salvato il mio babbo! Dunque non ho parole per ringraziarti abbastanza! Permetti almeno che ti dia un bacio in segno di riconoscenza eterna!…
Il Tonno cacciò il muso fuori dall’acqua, e Pinocchio, piegandosi coi ginocchi a terra, gli posò un affettuosissimo bacio sulla bocca. A questo tratto di spontanea e vivissima tenerezza, il povero Tonno, che non c’era avvezzo, si sentì talmente commosso, che vergognandosi a farsi veder piangere come un bambino, ricacciò il capo sott’acqua e spari.
Intanto s’era fatto giorno.
Allora Pinocchio, offrendo il suo braccio a Geppetto, che aveva appena il fiato di reggersi in piedi, gli disse:

"Mein Freund, du hast meinen Papa gerette! Mir fehlen die Worte um dir zu sagen, wie dankbar ich bin! Erlaube mir, dass ich dir als Zeichen meiner ewigen  Dankbarkeit einen Kuss gebe!"

Der Thunfisch streckte den Kopf aus dem Wasser, Pinocchio kniete auf die Erde und setzte ihm einen zärtlichen Kuss auf den Mund. Durch diese spontane und so zärtliche Berührung  ward der Thunfisch, der daran nicht gewöhnt war, so gerührt, dass er, weil er sich schämte, wie ein Kind zu weinen, mit dem Kopf untertauchte und verschwand.

Unterdessen war es Tag geworden.

Pinocchio reicht nun Geppetto, der kaum noch genug Atem hatte, um sich aufzurichten, den Arm uns sagte:

— Appoggiatevi pure al mio braccio, caro babbino, e andiamo. Cammineremo pian pianino come le formicole, e quando saremo stanchi ci riposeremo lungo la via.
— E dove dobbiamo andare? — domandò Geppetto.
— In cerca di una casa o d’una capanna, dove ci diano per carità un boccon di pane e un po’ di paglia che ci serva da letto.
Non avevano ancora fatti cento passi, che videro seduti sul ciglione della strada due brutti ceffi, i quali stavano lì in atto di chiedere l’elemosina.
Erano il Gatto e la Volpe: ma non si riconoscevano più da quelli d’una volta. Figuratevi che il Gatto, a furia di fingersi cieco, aveva finito coll’accecare davvero: e la Volpe invecchiata, intignata e tutta perduta da una parte, non aveva più nemmeno la coda. Così è. Quella trista ladracchiola, caduta nella più squallida miseria, si trovò costretta un bel giorno a vendere perfino la sua bellissima coda a un merciaio ambulante, che la comprò per farsene uno scacciamosche.
"Lehn dich auf meinen Arm Papa und lass uns gehen. Wir laufen ganz langsam, wie die Ameisen und wenn wir müde sind, machen wir auf der Straße eine Pause."

"Und wohin gehen wir?", fragte Geppetto.

"Zu einem Haus oder einer Hütte, wo sie uns aus Barmherzigkeit ein Stück Brot und Stroh geben werden, das uns als Bett für die Nacht dient."

Sie waren noch nicht mal hundert Schritte gegangen, da sahen sie am Straßenrand zwei hässliche Halunken sitzen, die um Almosen baten.

Es war die Katze und der Fuchs, doch man konnte sie kaum wiedererkennen. Stellt euch vor, dass die Katze, durch das Vortäuschen von Blindheit nun tatsächlich blind geworden war und der gealterte Fuchs, der auf einer Seite durch die Krätze kahl war, hatte nicht mal mehr einen Schwanz. Das ging so. Dieser elende Dieb, war eines Tages, als er sich in vollkommener Armut befand, gezwungen, seinen Schwanz an einen fliegenden Händler zu verkaufen, der ihn kaufte um sich daraus einen Fliegenwedel zu machen.

— O Pinocchio, — gridò la Volpe con voce di piagnisteo, — fai un po’ di carità a questi due poveri infermi.
— Infermi! — ripeté il Gatto.
— Addio, mascherine! — rispose il burattino. — Mi avete ingannato una volta, e ora non mi ripigliate più.
— Credilo, Pinocchio, che oggi siamo poveri e disgraziati davvero!
— Davvero! — ripeté il Gatto.
— Se siete poveri, ve lo meritate. Ricordatevi del proverbio che dice: «I quattrini rubati non fanno mai frutto». Addio, mascherine!
— Abbi compassione di noi!…
— Di noi!…
— Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: «La farina del diavolo va tutta in crusca».
— Non ci abbandonare!…
— …are! — ripeté il Gatto.
"Oh Pinocchio", schrie der Fuchs mit weinerlicher Stimme, "hab Erbarmen mit diesen beiden armen Kranken."
"Kranken!", wiederholte die Katze.

"Auf Wiedersehen, ihr Betrüger!", antwortete die Marionette. "Ihr habt mich einmaml betrogen, noch mal fall ich nicht auf euch rein."

"Glaub uns Pinocchio, heute sind wir wirklich arm und elend!"

"Wirklich!", wiederholte die Katze.

"Wenn ihr arm seid, dann habt ihr es verdient. Erinnert euch an das Sprichwort: Geklautes Geld bringt keine Frucht. Tschüss, ihr Betrüger!

"Hab Mitleid mit uns!"


"Hab Mitleid mit uns!"
"Mit uns!"

— Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: «Chi ruba il mantello al suo prossimo, per il solito muore senza camicia».
E così dicendo, Pinocchio e Geppetto seguitarono tranquillamente per la loro strada: finché, fatti altri cento passi, videro in fondo a una viottola in mezzo ai campi una bella capanna tutta di paglia, e col tetto coperto d’embrici e di mattoni.
— Quella capanna dev’essere abitata da qualcuno, — disse Pinocchio. — Andiamo là e bussiamo.
Difatti andarono, e bussarono alla porta.
— Chi è? — disse una vocina di dentro.
— Siamo un povero babbo e un povero figliuolo, senza pane e senza tetto, — rispose il burattino.
— Girate la chiave, e la porta si aprirà, — disse la solita vocina.
Pinocchio girò la chiave, e la porta si apri. Appena entrati dentro, guardarono di qua, guardarono di là, e non videro nessuno.
— O il padrone della capanna dov’è? — disse Pinocchio maravigliato.
— Eccomi quassù!
Babbo e figliuolo si voltarono subito verso il soffitto, e videro sopra un travicello il Grillo-parlante
— Oh! mio caro Grillino, — disse Pinocchio salutandolo garbatamente.
— Ora mi chiami il «tuo caro Grillino», non è vero? Ma ti rammenti di quando, per scacciarmi di casa tua, mi tirasti un martello di legno?…
— Hai ragione, Grillino! Scaccia anche me… tira anche a me un martello di legno: ma abbi pietà del mio povero babbo…
— Io avrò pietà del babbo e anche del figliuolo: ma ho voluto rammentarti il brutto garbo ricevuto, per insegnarti che in questo mondo, quando si può, bisogna mostrarsi cortesi con tutti, se vogliamo esser ricambiati con pari cortesia nei giorni del bisogno.
— Hai ragione, Grillino, hai ragione da vendere e io terrò a mente la lezione che mi hai data. Ma mi dici come hai fatto a comprarti questa bella capanna?
— Questa capanna mi è stata regalata ieri da una graziosa capra, che aveva la lana d’un bellissimo colore turchino.
"Tschüss, ihr Betrüger! Erinner euch and das Sprichwort, welches besagt: Wer dem Nächsten dessen Mantel stiehlt, stirbt gewöhnlich ohne Hemd."

Und mit diesen Worten gingen Pinocchio und Geppetto ruhig weiter ihres Weges, bis sie, nachdem sie noch einige hundert Meter gegangen waren, mitten auf dem Land eine schöne Hütte ganz aus Stroh sahen, deren Dach ganz mit Lehmziegel und Holsschindeln bedeckt war.

"In dieser Hütte wohnt sicherlich jemand", sagte Pinocchio. "Gehen wir dahin und klopfen wir."

Sie gingen also dahin und klopften an die Tür.

"Wer ist da?", fragte im Inneren eine Stimme.

"Wir sind ein armer Papa und dessen armer Sohn, ohne Brot und ohne Dach", antwortet die Marionette.

"Dreht den Schlüssel herum und die Tür wird sich öffnen", sagte das Stimmchen.

Pinocchio drehte den Schlüssel um und die Tür öffnete sich. Als sie eingetreten waren, schauten sie hierhin und dahin, sahen aber niemanden.

"Wo ist denn der Besitzer der Hütte?", fragte Pinocchio verwundert.

"Ich bin hier oben!"

Papa und Sohn richteten ihre Blicke zur Decke und sahen über einem Balken die sprechende Grille.

"Oh! Meine liebe kleine Grille", sagte Pinocchio und begrüßte ihn anmutig.

"Jetzt nennst du mich meine liebe Grille, nicht war? Doch erinnerst du dich noch daran, dass du, um mich aus deinem Haus zu vertreiben einst einen Hammer nach mir geworfen hast"

"Du hast Recht, kleine Grille! Jag nun mich...wirf einen Holzhammer nach mir. Doch hab Erbarmen mit meinem armen Papa."

"Ich werde Mitleid haben mit dem Papa und auch mit dem Sohn. Ich wollte dich aber an das ungebührliche Benehmen erinnern, um dich zu lehren, dass auf dieser Welt, wenn man kann, es gut ist, zu allen nett zu sein, damit dann, wenn man einmal der Hilfe bedarf, diese auch bekommt."

"Du hast Recht, kleine Grille, ganz und gar und ich werde mich an die Lektion, die du mir gegeben hast, erinnern. Doch sage mir, wie hast du es fertig gebracht, dir diese schöne Hütte zu kaufen?"

"Diese Hütte hat mir gestern eine anmutig Ziege mit türkisblauer Wolle geschenkt."



— E la capra dov’è andata? — domandò Pinocchio, con vivissima curiosità.
— Non lo so.
— E quando ritornerà?…
— Non ritornerà mai. Ieri è partita tutta afflitta, e, belando, pareva che dicesse: «Povero Pinocchio… oramai non lo rivedrò più… il Pesce-cane a quest’ora l’avrà bell’e divorato!…».
— Ha detto proprio così?… Dunque era lei!… era lei!… era la mia cara Fatina!… — cominciò a urlare Pinocchio, singhiozzando e piangendo dirottamente.
Quand’ebbe pianto ben bene, si rasciugò gli occhi e, preparato un buon lettino di paglia, vi distese sopra il vecchio Geppetto. Poi domandò al Grillo-parlante:
— Dimmi, Grillino: dove potrei trovare un bicchiere di latte per il mio povero babbo?
— Tre campi distante di qui c’è l’ortolano Giangio, che tiene le mucche. Va’ da lui e troverai il latte, che cerchi.
Pinocchio andò di corsa a casa dell’ortolano Giangio; ma l’ortolano gli disse:
— Quanto ne vuoi del latte?
— Ne voglio un bicchiere pieno.
"Und wo ist die Ziege hin?", fragte Pinocchio, der nun sehr neugierig geworden war.

"Ich weiß es nicht."
"Und wann wird sie zurückkommen?"

"Sie wird nie zurückkommen. Sie ist gestern ganz traurig abgefahren und blökend schien sie zu sagen: "Armer Pinocchio, nie werde ich dich wiedersehen. Der Hai wird ihn nun schon vollkommen verschlungen haben!"

"Das hat sie gesagt? Dann war sie es! Sie war es! Es war meine liebe Fee!", begann Pinocchio zu schreien und  schluchzte und weinte.

Als er eine Weile geweint hatte, trocknete er sich die Augen, machte sich ein Bett aus Stroh und legte den alten Geppetto darauf. Dann fragte er die sprechende Grille:

"Sag mir kleine Grille, wo kann ich ein Glas Milch für meinen armen Vater finden?"

"Drei Felder von hier lebt der Gärtner Giangio, der Kühe hält. Geh zu ihm und du wirst die Milch, die du suchst, finden."

Pinocchio rannte zum Gärtner Giangio, doch dieser sagte ihm:

"Wieviel Milch willst du ?"
"Ich will ein volles Glas davon."

— Un bicchiere di latte costa un soldo. Comincia intanto dal darmi il soldo.
— Non ho nemmeno un centesimo, — rispose Pinocchio tutto mortificato e dolente.
— Male, burattino mio, — replicò l’ortolano. — Se tu non hai nemmeno un centesimo, io non ho nemmeno un dito di latte.
— Pazienza! — disse Pinocchio e fece l’atto di andarsene.
— Aspetta un po’, — disse Giangio. — Fra te e me ci possiamo accomodare. Vuoi adattarti a girare il bindolo?
— Che cos’è il bindolo?
— Gli è quell’ordigno di legno, che serve a tirar su l’acqua dalla cisterna, per annaffiare gli ortaggi.
— Mi proverò…
— Dunque, tirami su cento secchie d’acqua e io ti regalerò in compenso un bicchiere di latte.
— Sta bene.
"Ein Glas Milch kostet einen Groschen. Gib mir also jenen Groschen."
"Ich habe nicht mal einen Cent", antwortete Pinocchio ganz bekümmert und traurig.

"Das ist schlecht, meine Marionett", antwortete der Gärtner. "Wenn du nicht mal einen Cent hast, dann hab ich nicht mal ein Glas Milch."

"Geduld!", sagte Pinocchio und machte Anstalten zu gehen.
"Warte ein bisschen", sagte Giangio. "Wir können eine Abmachung treffen. Willst du das Wasserrad drehen?"
"Was ist das Wasserrad?"
"Das ist die Vorrichtung, die dazu dient, das Wasser aus der Zisterne hochzuholen um so das Gemüse zu bewässern. "
"Ich werde es probieren."
"Hol mir hundert Eimer Wasser herauf und ich gebe dir dafür ein Glas Milch."
"In Ordnung."

Giangio condusse il burattino nell’orto e gl’insegnò la maniera di girare il bindolo. Pinocchio si pose subito al lavoro; ma prima di aver tirato su le cento secchie d’acqua, era tutto grondante di sudore dalla testa ai piedi. Una fatica a quel modo non l’aveva durata mai.
— Finora questa fatica di girare il bindolo, — disse l’ortolano, — l’ho fatta fare al mio ciuchino: ma oggi quel povero animale è in fin di vita.
— Mi menate a vederlo? — disse Pinocchio.
— Volentieri.
Appena che Pinocchio fu entrato nella stalla vide un bel ciuchino disteso sulla paglia, rifinito dalla fame e dal troppo lavoro.
Quando l’ebbe guardato fisso fisso, disse dentro di sé, turbandosi:
— Eppure quel ciuchino lo conosco! Non mi è fisonomia nuova!
E chinatosi fino a lui, gli domandò in dialetto asinino:
— Chi sei?

Giangio führte die Marionette in den Garten und zeigte ihm, wie das Wasserrad zu bedienen sei. Pinocchio machte sich sofort an die Arbeit. Doch noch bevor er die huntert Eimer nach oben gezogen hatte, war er von Kopf bis Fuss mit Schweiß bedeckt. Noch nie hatte er sich so anstrengen müssen.

"Bis heute hat mein Esel das Wasserrad gedreht", sagte der Gärtner, "doch heute ist das arme Tier gestorben."

"Zeigt ihr in mir?"
"Gerne."
Kaum hatte Pinocchi den Stall betreten, da sah er einen schönen Esel ausgestreckt auf dem Stroh liegen, vom Hunger und durch das Mühsal der harten Arbeit ausgezehrt.

Als er ihn näher anschaute, sagte er zu sich, verwirrt:

"Diesen Esel kenne ich doch! Das ist kein neues Gesicht für mich!"

Und sich zu ihm niederbeugend sagte er zu ihm in der Eselsprache:

"Wer bist du ?"


A questa domanda, il ciuchino apri gli occhi moribondi, e rispose balbettando nel medesimo dialetto:
— Sono Lu…ci…gno…lo.
E dopo richiuse gli occhi e spirò.
— Oh! povero Lucignolo! — disse Pinocchio a mezza voce: e presa una manciata di paglia, si rasciugò una lacrima che gli colava giù per il viso.
— Ti commovi tanto per un asino che non ti costa nulla? — disse l’ortolano. — Che cosa dovrei far io che lo comprai a quattrini contanti?
— Vi dirò… era un mio amico!…
— Tuo amico?
— Un mio compagno di scuola!…
— Come?! — urlò Giangio dando in una gran risata. — Come?! avevi dei somari per compagni di scuola!… Figuriamoci i belli studi che devi aver fatto!…
Il burattino, sentendosi mortificato da quelle parole, non rispose: ma prese il suo bicchiere di latte quasi caldo, e se ne tornò alla capanna.

Bei dieser Frage öffnete der Esel seine vom Tode gezeichneten Augen und antwortete stotternd in derselben Sprache:

"Ich bin D--o--cht"

Danach schloss er die Augen und starb.

"Oh, armer Lucignolo!", sagte Pinocchio leise nahm eine handvoll Stroh und trocknete sich die Tränen, die ihm über das Gesicht liefen.

"Wegen einem Esel, der dich nichts gekostet hat, bist du so betrübt?", fragte der Gärtner. "Was soll ich sagen, der ihn bar bezahlt halt?"

"Ich sage es Ihnen. Er war ein Freund von mir!"

"Ein Freund von dir?"

"Ein Klassenkamerad!"

"Wie das?!", rief Giangio und lachte schallend. "Wie das?! Deine Klassenkameraden waren Esel! Da können wir uns  ja vorstellen, was ihr gelernt habt!"

Die Marionette, die diese Worte verletzten, antwortete nicht, sondern nahm sein Glas Milch und ging zurück zur Hütte.


E da quel giorno in poi, continuò più di cinque mesi a levarsi ogni mattina, prima dell’alba, per andare a girare il bindolo, e guadagnare così quel bicchiere di latte, che faceva tanto bene alla salute cagionosa del suo babbo. Né si contentò di questo: perché a tempo avanzato, imparò a fabbricare anche i canestri e i panieri di giunco: e coi quattrini che ne ricavava, provvedeva con moltissimo giudizio a tutte le spese giornaliere. Fra le altre cose, costruì da sé stesso un elegante carrettino per condurre a spasso il suo babbo alle belle giornate, e per fargli prendere una boccata d’aria.
Nelle veglie poi della sera, si esercitava a leggere e a scrivere. Aveva comprato nel vicino paese per pochi centesimi un grosso libro, al quale mancavano il frontespizio e l’indice, e con quello faceva la sua lettura. Quanto allo scrivere, si serviva di un fuscello temperato a uso penna; e non avendo né calamaio né inchiostro, lo intingeva in una boccettina ripiena di sugo di more e di ciliege.

Und von diesem Tag an stand er fünf Monate lang jeden Morgen, noch vor Sonnenaufgang, auf, um das Wasserrad zu bedienen und so das Glas Milch zu verdienen, dass der angeschlagenen Gesundheit seines Vaters so gut tat. Doch damit gab er sich nicht zufrieden. Denn in diesem fortgeschrittenem Alter lernte er noch wie man Körbe und Behälter aus Weiden flechtet. Mit dem Geld, das er damit verdiente, deckte er weise die täglichen Kosten. Für seinen Papa baute er mit eigenen Händen ein elegantes Wägelchen, um ihn damit herumzufahren und ihn an die frische Luft zu führen, wenn das Wetter gut war.

Vor dem schlafen gehen, übte er lesen und schreiben. Er hatte im benachbarten Dorf für wenig Geld ein großes Buch gekauft, dem das Titelblatt und die Inhaltsangabe fehlten und mit dem er lesen übte. Was das schreiben anging, so bediente er sich eines Halmes, den er wie eine Feder nutzte. Da er weder einen Füller noch Tinte hatte, tauchte er in ein ein Fässchen voll mit Maulbeer- und Kirschsaft.


Fatto sta, che con la sua buona volontà d’ingegnarsi, di lavorare e di tirarsi avanti, non solo era riuscito a mantenere quasi agiatamente il suo genitore sempre malaticcio, ma per di più aveva potuto mettere da parte anche quaranta soldi per comprarsi un vestitino nuovo.
Una mattina disse a suo padre:
— Vado qui al mercato vicino, a comprarmi una giacchettina, un berrettino e un paio di scarpe. Quando tornerò a casa, — soggiunse ridendo, — sarò vestito così bene, che mi scambierete per un gran signore.
E uscito di casa, cominciò a correre tutto allegro e contento. Quando a un tratto sentì chiamarsi per nome: e voltandosi, vide una bella Lumaca che sbucava fuori della siepe.
— Non mi riconosci? — disse la Lumaca.
— Mi pare e non mi pare…

Durch seinen festen Willen voranzukommen, zu arbeiten und es zu etwas zu bringen, hatter es nicht nur soweit gebracht, für seinen kränklichen Erzeuger sorgen zu können, sondern auch vierzig Groschen beiseite zu legen um sich neue Kleider zu kaufen.

Eines Morgens sagte er zu seinem Vater:

"Ich gehe auf den Markt hier in der Nähe um mir eine Jacke, eine Mütze und ein paar Schuhe zu kaufen. Wenn ich wieder nach Hause komme", fügte er lächelnd hinzu, "werde ich so gut angezogen sein, dass du mich für einen großen Herrn halten wirst."

Als er das Haus verlassen hatte, fing fröhlich und wohlgemut an zu laufen. Doch plötzlich hörte er jemanden seinen Namen rufen. Er drehte sich um und sah die Schnecke, die aus der Hecke kroch.

"Erkennst du mich nicht?" fragte die Schnecke.
"Ich weiß nicht so recht..."


— Non ti ricordi di quella Lumaca, che stava per cameriera con la Fata dai capelli turchini? Non ti rammenti di quella volta, quando scesi a farti lume e che tu rimanesti con un piede confitto nell’uscio di casa?
— Mi rammento di tutto, — gridò Pinocchio. — Rispondimi subito, Lumachina bella: dove hai lasciato la mia buona Fata? che fa? mi ha perdonato? si ricorda sempre di me? mi vuol sempre bene? è molto lontana da qui? potrei andare a trovarla?
A tutte queste domande fatte precipitosamente e senza ripigliar fiato, la Lumaca rispose con la sua solita flemma:
— Pinocchio mio! La povera Fata giace in un fondo di letto allo spedale!…
— Allo spedale?…
— Pur troppo! Colpita da mille disgrazie, si è gravemente ammalata e non ha più da comprarsi un boccon di pane.
"Erinnerst du dich nicht an die Schnecke, die als Kammermädchen bei der Fee mit den türkisblauen Haaren arbeitete? Erinnerst du dich nicht, dass ich einmal heruntergekommen bin um dir zu leuchten als du mit einem Fuss in der Tür stecken geblieben warst?

"Ich erinnere mich an alles", schrie Pinocchio. "Antworte mir schnell, schöne Schnecke. Wo hast du die schöne Fee gelassen? Was macht sie? Erinnert sie sich noch an micht? Hat sie mich noch gern? Ist sie weit weg von hier? Kann ich sie besuchen?"

"Mein Pinocchio! Die arme Fee liegt im Bett eines Krankenhauses!"
"Im Krankenhaus?"
"Leider! Zermürbt von soviel Unheit, ist sie schwer erkrankt und kann sich nun nicht mal mehr ein Brot leisten."


— Davvero?… Oh! che gran dolore che mi hai dato! Oh! povera Fatina! povera Fatina! povera Fatina!… Se avessi un milione, correrei a portarglielo… Ma io non ho che quaranta soldi… eccoli qui: andavo giusto a comprarmi un vestito nuovo. Prendili, Lumaca, e va’ a portarli subito alla mia buona Fata.
— E il tuo vestito nuovo?…
— Che m’importa del vestito nuovo? Venderei anche questi cenci che ho addosso, per poterla aiutare! Va’, Lumaca, spìcciati: e fra due giorni ritorna qui, che spero di poterti dare qualche altro soldo. Finora ho lavorato per mantenere il mio babbo: da oggi in là, lavorerò cinque ore di più per mantenere anche la mia buona mamma. Addio, Lumaca, e fra due giorni ti aspetto.
La Lumaca, contro il suo costume, cominciò a correre come una lucertola nei grandi solleoni d’agosto.
Quando Pinocchio tornò a casa, il suo babbo gli domandò:
— E il vestito nuovo?
"Wirklich? Oh! Wie unglücklich mich deine Nachrichten machen! Oh! Arme Fee! Arme Fee! Arme Fee! Wenn ich eine Million hätte, würde ich es ihr sofort bringen, aber ich habe nur vierzig Groschen. Da sind sie. Ich wollte mir ein neues Kleid damit kaufen. Nimm sie Schnecke und bring sie meiner guten Fee. "

"Und dein neues Kleid?"

"Was kümmert mich das neue Kleid? Ich werde auch diese Lumpen verkaufen, die ich anhabe, um ihr zu helfen! Geh Lumaca, beeil dich und komm nach zwei Tagen zurück, dann hoffe ich, dass ich noch mehr Geld für dich habe. Bis jetzt habe ich nur gelebt, um meinen Papa zu unterstützen. Von heute an, werde ich fünf Stunden mehr arbeiten, um auch meine gute Mama zu unterstützen. Auf Wiedersehen Lumaca. In zwei Tagen erwarte ich dich."

Die Schnecke fing, ganz gegen ihre Gewohnheit, an zu laufen wie eine Eidechse an den Sommertagen des Augustes.

Als Pinocchio wieder nach Hause kam, fragte ihn sein Papa:

"Und das neue Kleid?"

— Non m’è stato possibile di trovarne uno che mi tornasse bene. Pazienza!… Lo comprerò un’altra volta.
Quella sera Pinocchio, invece di vegliare flno alle dieci, vegliò fino alla mezzanotte suonata; e invece di far otto canestre di giunco ne fece sedici.
Poi andò a letto e si addormentò. E nel dormire, gli parve di vedere in sogno la Fata, tutta bella e sorridente, la quale, dopo avergli dato un bacio, gli disse così.
— Bravo Pinocchio! In grazia del tuo buon cuore, io ti perdono tutte le monellerie che hai fatto fino a oggi. I ragazzi che assistono amorosamente i propri genitori nelle loro miserie e nelle loro infermità, meritano sempre gran lode e grande affetto, anche se non possono esser citati come modelli d’ubbidienza e di buona condotta. Metti giudizio per l’avvenire, e sarai felice.
A questo punto il sogno finì, e Pinocchio si svegliò con tanto d’occhi spalancati.
Ora immaginatevi voi quale fu la sua maraviglia quando, svegliandosi, si accorse che non era più un burattino di legno: ma che era diventato, invece, un ragazzo come tutti gli altri. Dette un’occhiata all’intorno e invece delle solite pareti di paglia della capanna, vide una bella camerina ammobiliata e agghindata con una semplicità quasi elegante. Saltando giù dal letto, trovò preparato un bel vestiario nuovo, un berretto nuovo e un paio di stivaletti di pelle, che gli tornavano una vera pittura.
"Ich konnte keines finden, dass mir gut stand. Geduld! Ich werde es ein andermal kaufen."

An diesem Abend wachte Pinocchio bis Mitternacht, anstatt bis um zehn. Und anstatt acht Weidenkörbe zu machen, machte er sechzehn.

Dann ging er zu Bett und schlief ein. Und als er einschlief, meinte er die Fee zu sehen, schön und lächelnd, die, nachdem sie ihm einen Kuss gegeben hatte, zu ihm sprach:

"Gut Pinocchio! Wegen deines guten Herzens verzeihe ich dir alle Lausbubenstreiche, die du bis heute getan hast. Die Kinder, die voller Zärtlichkeit ihre Eltern im Elend und bei Krankheit beistehen, verdienen immer ein großes Lob und Zuneigung, auch wenn man sie nicht als Beispiele für Gehorsam und gutes Betragen nennen kann. Sei in Zukunft vernünftig und du wirst glücklich sein.

Hier endete der Traum und Pinocchi erwachte mit weit aufgerissenen Augen.


Stellt euch nun seine Überraschung vor, als er beim Erwachen feststellte, dass er keine Marionette aus Holz mehr war, sondern ein Junge wie alle anderen. Er schaute umher und anstatt der Wände aus Stroh der Hütte, sah er ein hübsches Zimmer, das mit einer einfachen  Eleganz möbliert und ausgestattet war. Vom Bett springend fand er neue Kleidung, einen neuen Hut und ein paar Schuhe aus Fell, die ihm wie gemalt erschienen.

Appena si fu vestito gli venne fatto naturalmente di mettere la mani nelle tasche e tirò fuori un piccolo portamonete d’avorio, sul quale erano scritte queste parole: « La Fata dai capelli turchini restituisce al suo caro Pinocchio i quaranta soldi e lo ringrazia tanto del suo buon cuore ». Aperto il portamonete, invece dei quaranta soldi di rame, vi luccicavano quaranta zecchini d’oro, tutti nuovi di zecca.
Dopo andò a guardarsi allo specchio, e gli parve d’essere un altro. Non vide più riflessa la solita immagine della marionetta di legno, ma vide l’immagine vispa e intelligente di un bel fanciullo coi capelli castagni, cogli occhi celesti e con un’aria allegra e festosa come una pasqua di rose.
In mezzo a tutte queste meraviglie, che si succedevano le une alle altre, Pinocchio non sapeva più nemmeno lui se era desto davvero o se sognava sempre a occhi aperti.
Kaum hatte er sich angezogen, steckte er aus Gewohnheit die Hände in die Taschen und zog einen kleinen Geldbeutel aus Elfenbein hervor, auf dem diese Worte standen: "Die Fee mit den türkisblauen Haaren gibt Pinocchio die vierzig Groschen zurück und dankt ihm für sein gutes Herz". Als er nun den Geldbeutel öffnete, fand er darin vierzig leuchtende Golddukaten anstatt vierzig Groschen, alle frisch geprägt.

Dann betrachtete er sich im Spiegel und er glaubte, ein anderer zu sein. Er sah nicht mehr das gewohnte Bild der Marionette aus Holz, sondern das muntere und intelligente Gesicht eines schönen Jungen mit braunen Haaren, blauen Augen und einem fröhlichen und festlichen Aussehen wie eine Osterrose.

Inmitten aller dieser Wunder, die aufeinanderfolgten, wusste Pinocchio selbst nicht mehr, ob all dies wirklich war, oder ob er mit offenen Augen träume.


— E il mio babbo dov’è? — gridò tutt’a un tratto: ed entrato nella stanza accanto trovò il vecchio Geppetto sano, arzillo e di buonumore, come una volta, il quale, avendo ripreso subito la sua professione d’intagliatore in legno, stava appunto disegnando una bellissima cornice ricca di fogliami, di fiori e di testine di diversi animali.
— Levatemi una curiosità, babbino: ma come si spiega tutto questo cambiamento improvviso? — gli domandò Pinocchio saltandogli al collo e coprendolo di baci.
— Questo improvviso cambiamento in casa nostra è tutto merito tuo, — disse Geppetto.
— Perché merito mio?…
— Perché quando i ragazzi, di cattivi diventano buoni, hanno la virtù di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all’interno delle loro famiglie.
— E il vecchio Pinocchio di legno dove si sarà nascosto?

"Wo ist mein Papa?", rief er auf einmal. Er trat ins Nebenzimmer und fand den alten Geppetto gesund, rüstig und bei guter Laune, wie früher. Er hatte sofort wieder seiner Tätigkeit als Intarsienschreiner nach und war dabei,
einen Bilderrahmen mit Blattwerk, Blumen und verschiedenen Tieren zu malen.

"Befriedige meine Neugier Papa. Wie erklärt sich dieser ganze plötzliche Wechsel?", fragte ihn Pinocchio, sprang ihm an den Hals und bedeckte ihn mit Küssen.

"Dieser plötzliche Wechsel in unserem Haus ist allein dein Verdienst", sagte Geppetto.

"Warum mein Verdienst?"

"Weil die Kinder, die sich von bösen zu guten Kinder wandeln, die Kraft haben, auch ihre Umgebung und ihre Familie neu zu gestalten und sie fröhlich machen."

"Und wo ist der alte Pinocchio aus Holz versteckt?"

— Eccolo là, — rispose Geppetto; e gli accennò un grosso burattino appoggiato a una seggiola, col capo girato sur una parte, con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo, da parere un miracolo se stava ritto.
Pinocchio si voltò a guardarlo; e dopo che l’ebbe guardato un poco, disse dentro di sé con grandissima compiacenza:
— Com’ero buffo, quand’ero un burattino!… e come ora son contento di essere diventato un ragazzino perbene!…
Pinocchio drehte sich um, um ihn zu betrachten. Nachdme er ihn eine zeitlang betrachtet hatte, sagte er zu sich mit großer Zufriedenheit:

"Wie ulkig war ich doch, als ich eine Marionette war! Wie froh bin ich, dass ich jetzt ein anständiger Junge bin!"




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